lunedì 20 agosto 2012

Twelfth Day - Le scuole

17/8/2012

Se la biblioteca e il centro culturale che Help and Birth ha progettato di costruire sono strutture dedicate in primis a quello che sarà il futuro di questa città ossia i suoi studenti, tappa di irrinunciabile sono naturalmente le scuole di Meckhè. Le strutture scolastiche presenti sul territorio sono ben dodici, numero questo decisamente importante e che vuole tener conto delle esigenze della popolazione in età scolare che è in costante incremento. Il primo edificio visitato è di costruzione recente, ma quel che decisamente colpisce la nostra attenzione è la provvisorietà ed il rapido deterioramento di ogni classe. Nonostante i lavori siano stati ultimati nel 2005, è lampante quanto ogni aula abbia problematiche rilevanti soprattutto in quelli che sono i bisogni primari degli allievi; i banchi sono accatastati l’uno sull’altro, rischiando naturalmente di rovinarsi ancora di più, il pavimento in pietra sembra in attesa di essere piastrellato (in una classe addirittura la pavimentazione è completamente saltata e al suo posto è rimasto soltanto un cumulo di sabbia e sassi). La copertura in lamiera di zinco non è ovviamente adeguata a mantenere all’interno della struttura una temperatura accettabile e spesso le saldature stesse sono insufficienti a far fronte alle precipitazioni atmosferiche durante la stagione delle piogge. La responsabilità di questa cattiva gestione della struttura è senz’altro legata alle modalità di costruzione degli edifici pubblici; gare di appalto praticamente concordate e mancanza di validi comitati di gestione del cantiere portano ad un conseguente utilizzo di materiali scadenti che unite a tecnologie sorpassate ed un’attenzione sommaria al lavoro rendono assolutamente insufficiente il risultato finale.  Il rovescio della medaglia è però legato all’utilità che un edificio strutturalmente piccolo come questo ha sulla popolazione in età scolare meckhese. Questa scuola infatti si sviluppa su cortile esterno molto ampio ma conta appena cinque aule; aule queste che hanno contribuito in appena sette anni a portare ben il 97% dei suoi studenti a frequentare le classi superiori. Sicuramente la prova schiacciante di quanto la scolarizzazione sia terreno fertile sul quale coltivare ed investire.  Mamadou Lamine Niang, consigliere comunale e responsabile della struttura e delle attività extrascolastiche del territorio, ci accompagna nella visita e ci presenta quelli che sono le peculiarità positive ma anche le necessità della scuola: “ Il nostro istituto si proponeva di ampliare le possibilità agli studenti di accedere alla scuola primaria visto che a Meckhè vi è un ampio tasso di sovraffollamento in questo tipo di struttura. I risultati raggiunti sono eccellenti visto che quasi la totalità di nostri alunni va poi a frequentare l’istituto superiore. Il progetto sottoposto dalla ONLUS Help and Birth alla municipalità di Meckhè rappresenta una vera e propria possibilità di ulteriore sviluppo e conoscenza sia per gli studenti che per il personale scolastico.” 
                                                                                                                                  
Il secondo edificio nel quale ci rechiamo è stato ultimato nell’anno 2001 e costruito grazie all’aiuto di un’                associazione benefica francese che opera attivamente in Senegal; si tratta di una scuola primaria sicuramente meglio attrezzata e costruita rispetto a quella visitata in precedenza dove infatti si recano a studiare anche universitari e maturandi. Lo spazio ove sorge lo stabile è molto ampio ma ricalca la pianta del primo; ampio cortile interno ai lati del quale sorge una struttura a patio ben rifinita costituita da numerose aule. I dati di affluenza e scolarizzazione sono anche qui davvero confortanti e questo non può che essere una soddisfazione per il direttore dell’edificio.

Per il pomeriggio è in programma alle ore 15:00 il secondo incontro tecnico tra gli architetti italiani e quello senegalese; dalla tarda serata di giovedì è arrivato a Meckhè anche Emanuele Barili laureando in architettura e collega di Serena nell’elaborazione del progetto. Il tema centrale trattato in questo meeting è legato alla nuova elaborazione del progetto che in questi giorni si è dovuto obbligatoriamente armonizzare alle esigenze, materiali e tecniche, dell’architettura e ingegneria senegalese.
“Le problematiche maggiori con le quali ci siamo dovuto confrontare – esordisce Emanuele – sono legate alla mancanza di rete fognaria e ad un utilizzo improprio del cemento armato. In Africa non ci son infatti questioni legate alla sismicità del terreno e nemmeno le conoscenze adeguate ad utilizzare propriamente questa tecnologia. Non possiamo quindi che porci delle domande sui materiali con i quali lavoravano 50 anni fa; ci troviamo davanti ad un quadro a dir poco contraddittorio. Le loro tecniche costruttive sono passate direttamente dalle capanne al calcestruzzo. Colmare la voragine conoscitiva non è certo facile. Il progetto di massima al quale siamo giunti con l’incontro di questo pomeriggio vuole quindi andare incontro, quando possibile, sia alle peculiarità del nostro disegno e dei nostri calcoli, sia alle modalità di costruzione tipiche di questa architettura.”


Photo by Ivan Marianelli

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