1 - CUBA - l’11 gennaio 2012, nell’aula magna dell’università dell’Avana è stato conferito, al Presidente della Repubblica Islamica dell’ Iran Mahmoud Ahmadinejad, un dottorato honoris causa in scienze politiche. Raúl Castro l’ha ricevuto poche ore dopo al palazzo della rivoluzione per confermare il suo sostegno al programma nucleare di Teheran e per sottolineare il diritto di tutti gli Stati all’uso pacifico di questa “energia”. Quando, il governo cubano, comincerà ad occuparsi dei problemi del paese invece di continuare a tenere per mano il regime di Teheran, distogliendo l’attenzione dalle difficoltà interne?
2 - PALESTINA – Gaza, 7 gennaio 2012. “Alcuni cittadini di Gaza e della Cisgiordania sono stati danneggiati dal governo e dai gruppi armati”, questo è l’articolo che ha scritto Mahmoud Abu Rahma, dirigente della ONG Al Mezan, e che gli è costato dodici punti di sutura a causa dei coltelli di alcuni uomini mascherati. Il secondo attacco in una settimana. La sua accusa era semplice, criticava il governo di Hamas e i gruppi armati di Gaza di non proteggere i cittadini. Gli abitanti preferiscono tacere. E dopo l’aggressione ad Abu Rahma si capisce anche il perché.
3 - EGITTO – il 25 gennaio 2012 è il primo anniversario delle rivolte che hanno portato alla caduta del regime di Hosni Mubarak. Queste le parole di Tarek El Kholi, portavoce del Movimento 6 aprile e Fronte democratico, ”… Presto daremo il via ad una nuova fase della rivoluzione, … non sarà violenta, nonostante quello che dicono i militari e i mezzi d’informazione vicini al potere ”. Adesso che i movimenti laici e progressisti hanno perso il loro candidato di riferimento Mohamed el Baradei sarà ancora più difficile vincere le ostilità del consiglio supremo delle forze armate e dei partiti islamici che hanno vinto le elezioni della camera bassa. Insomma per i giovani scesi in piazza un anno fa, c’è davvero molto da festeggiare?
4 - HAITI – il 12 gennaio 2012 migliaia di persone sono scese per le strade della capitale haitiana Port au Prince per chiedere un risarcimento ai caschi blu Onu colpevoli di aver portato nel Paese il virus del colera, che ha causato almeno 7 mila morti. La situazione, questa volta, non si ferma a semplici manifestazioni di piazza, stimolate da agenti più o meno esterni. In questa occasione è stato l'Istituto per la Giustizia e la Democrazia in Haiti a confermare che sta preparando una serie di iniziative da portare nei tribunali haitiani o statunitensi se l'Onu non accetterà di rispondere alle richieste. L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha fatto sapere che nonostante sia plausibile il modo con cui si è scatenata l'epidemia di colera, questo ancora non è stato provato scientificamente. Che sia il momento che l’ONU cominci a prendere seriamente in considerazione un cambio di politica e di gestione della situazione haitiana dopo tutti gli errori commessi?
5 - SENEGAL – Dakar, il 28 gennaio un poliziotto è morto negli scontri scoppiati nella notte nella capitale dopo che il Consiglio costituzionale ha dato il via libera per un terzo mandato del presidente Abdoulaye Wade. L'ammissione dell'85enne Wade e l'esclusione del cantante Youssou Ndour dalle elezioni presidenziali del 26 febbraio ha scatenato la protesta di migliaia di oppositori che hanno attaccato gli agenti e dato fuoco a negozi e a pneumatici per le strade della capitale .
6 - TANZANIA – 25 gennaio 2012, a Dar es-Salaam, il governo tanzanese ha annunciato di essersi unito ai principali Paesi del mondo nella lotta alla pirateria nell'oceano Indiano. Lo ha rilevato il ministro della Difesa, Hussein Mwinyi, in una dichiarazione inviata ai media locali, nella quale sostiene che il suo Paese "contribuirà con tutti i mezzi a sua disposizione all'azione di contrasto condotta da elementi estremisti somali a danno di navi commerciali ”. Finalmente una presa di posizione importante da parte della Tanzania che si è unita, e si spera in maniera concreta, alla lotta contro i pirati somali che vede impegnata soprattutto le nazioni che si affacciano sull’Oceano Indiano.
7 - SOMALIA – Il 27 gennaio 2012, dopo 17 anni è stato riaperto l'Ufficio delle Nazioni unite di Mogadiscio, assente dal paese dal 1995, alla cui testa si trova il rappresentante speciale del segretario generale per la Somalia, Augustine Mahiga. "Occorre i somali sappiano", ha detto Mahiga al suo arrivo a Mogadiscio, "che la riapertura dell'Ufficio delle Nazioni Unite nel loro Paese segna l'inizio di una nuova era nel settore della cooperazione e dell'impegno politico, in un momento in cui il periodo di transizione volge al termine". Il giorno stesso del suo arrivo in Somalia il nuovo rappresentante dell'Onu è stato ricevuto a Villa Somalia dal presidente, Sheikh SharifSheikh Ahmed. Si spera sia arrivato il momento che l’ONU prenda una presa di posizione e non si sottragga alle sue responsabilità per quanto riguarda la gestione politica e la cooperazione in Somalia e in tutto il Corno d’Africa.
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