Buongiorno,
sono le 13.30, ci alziamo. Lorenzo e Caterina, come le ultime due mattine, dopo essersi affacciati alla nostra finestra qualche ora prima del loro risveglio, si sono già avviati per la “petit dejeuner” (piccola per modo di dire..).
Ce la prendiamo comoda, apriamo la finestra che si affaccia sulla strada, il cielo è come sempre bianco di sabbia. Non ha fatto troppo caldo in questi giorni St. Luisiani, a differenza delle nostre aspettative: pas male!
Hotel du Palais, conquistiamo una deliziosa pastina, circondati da viaggiatori come noi in cerca di un dolce pit-stop.
Oggi è giorno di compere e souvenir, abbiamo già adocchiato alcune cose interessanti e comunque non abbiamo scampo: tutti i venditori della città ci conoscono già.
Vi sono solo botteghe artigianali: argento, stoffe, ebano..
Entriamo in una traversa, dove passeremo buona parte del nostro pomeriggio.
Veniamo invitati a sederci, qualche chiacchiera sulla vita, il solito secchiello di brace per il thè, qualche arachide; l’ultima bottega della via è la più interessante, grezza, ma l‘artigiano che la presiede, lavorando il legno a mano, si rivela molto gentile, e naturalmente tenta di farci comprare qualcosa. Intanto l’ebano viene intagliato in due ciondoli portafortuna, “cadeau” per noi, raffiguranti maschere tribali. L’artigiano indossa un bracciale molto bello, lo notiamo e dopo aver contrattato per il prezzo ne ordiniamo 2, saranno fatti direttamente dal tronco grezzo che giace per terra.
Arrivano due ragazzi, un Marrocchino e un Belga, che si sono incontrati in viaggio: stanno entrambi girando l’Africa in autostop e uno di loro cerca lavoro a Dakar in campo cinematografico. Un po’ di francese masticato male, inglese e spagnolo, e veniamo invitati ad un concerto sulla spiaggia in programma per la serata, a base di Djambè e Fola tipici dell’Africa occidentale.
Ce ne andiamo, ci riposiamo un attimo e poi usciamo con la macchina tentando invano di trovare un bancomat che funzioni visto che siamo riamasti a corto di CFA (la moneta locale).
Incontriamo il nostro piccolo amico Rasta, Petit, e ce lo portiamo sulla spiaggia.
Cerchiamo un posto per mangiare, siamo affamati dopo il panino scrio del pranzo, ma le cucine dei villaggi balneari sono già chiuse. Optiamo per un ristorantino in mezzo al nulla che in primis avevamo un po’ deriso. In un cortile delle abitazioni circostanti c’è una festa di matrimonio, tutti ballano e ridono: una bella atmosfera.
Varcata la soglia dello "Chez Arame"ci vengono proposte delle polpette di pesce, buonissime; la coppia che gestisce il posto è composta da un Francese e una donna del posto. Siamo i soli clienti, ma il locale è accogliente e la bambina dei due gestori si occupa di distrarci dalla fame. Mangiamo poco, ma davvero bene.
Finalmente sulla spiaggia viviamo una vera e propria nottata come ci eravamo sempre immaginati: chiacchiere, musica, balli e risate, è anche il compleanno di uno dei componenti e il festeggiato è piuttosto alticcio ma felice, si muove intorno al falò a tempo di musica tirando sabbia verso il cielo per la maggior parte del tempo.
Vengono suonati cinque djambè, accompagnati da canti Senegalesi.
Tra italiani, belgi, irlandesi e gente del posto ci liberiamo infine ognuno un po’ a modo suo, è una bella serata e possiamo dire che nessuno si è risparmiato. Finalmente spensierati, ci sentiamo un po’ a casa nostra, ed è una splendida sensazione!
St. Louis - Lavorazione dell'ebano
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