giovedì 29 dicembre 2011

GIORNO 7


La tabella di marcia impone una sveglia alle ore 11.00, causa sollazzi notturni, schiamazzi, simpatica musica locale e balli di gruppo in terrazza terminati non prima delle ore 3 di notte. Help And Birth necessitava di dormire, e le stanze sottostanti il macroparty erano ovviamente le nostre. Il Presidente ha però sottolineato la sua posizione di leader presentando vive rimostranze alla direzione dell’istituto, visibilmente turbato dall’impossibilità di riposare. Lamentele cadute nel vuoto, generanti solo un inacidimento della direttrice a cui strappiamo un “bonjour” con le pinze quando la incrociamo la mattina seguente.

Dunque, ci concentriamo sull’operazione cartello.
Per meglio comprendere, va detto che Meckhè è una città piena di colori, ma paradossalmente non c’è una straccio di insegna che ne indichi l’ingresso!

Help And Birth si è caricata questo pesante fardello, armandosi di pennelli e colori, cimentandosi in quella che si rivelerà un’ardua impresa. Doveva essere una passeggiata, si tramuta in una lotta che termina alle 4 del pomeriggio, da cui a fatica ne usciamo vincitori. 

Pranzo posticipato, ci incontriamo con Cisse (simpatico 40enne incrociato all’aeroporto di Malpensa alla partenza, amico di Diop), che ci rifocilla a dovere al ristorante di sua moglie, Aisha. Giungiamo dunque al fatidico incontro con il rappresentante dei genitori degli studenti, il rappresentante dei presidi scolastici, assieme a rappresentanti di svariate associazioni e, perché no, anche un consigliere comunale. Non si aggiunge molto a ciò che già era stato detto nella riunione generale precedentemente tenutasi col sindaco, e la riunione termina con abbondanti foto ricordo, strette di mano e un languorino galeotto che inizia a farsi strada nei nostri stomaci. 

La decenza ci impone però un frugale pasto a base di thè, biscotti e frutta, visto il pranzo consumatosi alle imbarazzanti ore 4 e mezza del pomeriggio. 
Dunque, pancia piena, ulteriori contatti con le autorità locali e tanto sonno ci accompagnano nelle nostre stanze.


 Meckhè - riunione in comune




Meckhè - creazione del cartello

GALLERIA

Meckhè - 2.00 am, festa sul tetto dell'hotel


Meckhè - pranzo al St.Lousien



 Mboro - Riprese della spiaggia


 Meckhè - Scuola primaria


 Meckhè - Cate e Lamine Mbaye

 Dakar - il primo pasto

Mboro - troupe a lavoro



 Meckhè - 

martedì 27 dicembre 2011

GIORNO 6

Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…prendiamo alla lettera il famoso detto, e, dopo la riunione di ieri, in attesa della gara d’appalto, andiamo al mare.

Il tragitto che ci separa dalla bagnata mèta s’infarcisce come da copione di imprevisti: la prima sosta ci porta a pagare la multa rimediata da Diop la sera prima in un comune dal nome impronunciabile. 
Dopodichè, ci vediamo costretti ad allargare ulteriormente l’albero genealogico della famiglia Diop: c’è un altro cugino. Costeggiando montagne (!) e relative zaffate di fosfati e zolfo, giungiamo nel ridente paesino di Mboro, dove facciamo scorta di provviste per l’imminente pranzo, fino a raggiungere la fattoria del parente. Ci accolgono una marea di piccoletti che ci scortano attraverso i numerosi campi e piccoli allevamenti di bestiame della tenuta (sempre molto spartana ma pur sempre una proprietà!).
Prelevato il necessario per sfamare un esercito, ci dirigiamo finalmente alla spiaggia, nella frazione di Bbonnu, e lì non ci ferma più nessuno. 
Cambio d’abiti alla velocità della luce, incremamenti vari a contrastare il sole africano d’inverno, e ci gettiamo tra i flutti dell’Oceano Atlantico. 

Dopo il pranzo, la pennica la fa da padrona e il nostro torpore viene risvegliato solamente all’arrivo di bambini che spuntano come funghi sulla spiaggia apparentemente deserta (a detta di Diop, gli africani non fanno il bagno. Mai). La loro sete di “cadeau” viene placata con matite distribuite a dovere, dopodichè il nostro lato infantile ci attrae inesorabilmente verso la sabbia. 
Lì ci lanciamo in imponenti scritte sulla spiaggia sconfinata per diffondere il verbo di Help And Birth, capriole, piroette e verticali, nonostante qualche goffaggine data dalla nostra scarsa attività atletica. 
Passeggiate sulla spiaggia occupano il tempo rimanente e a sole ormai tramontato alla grande Diop, nel frattempo sparito chissà dove, viene a prelevarci sulla spiaggia, trovandoci cotti dal sole e infreddoliti dal vento salmastro. Nulla può però toglierci l’idea che abbiamo fatto il bagno il 27 dicembre, e i nostri pensieri corrono ai commilitoni in Italia, a combattere con freddo e piumini…

Giornata di “vacanza”, dunque, nonostante il sapore di calma prima della tempesta: domani 2 incontri con i rappresentanti delle scuole e il comitato genitori degli studenti, sarà una luunga giornata…

Saluti e baci, lo Staff.

 Mboro - Spiaggia

 Mboro - Pescherecci


Mboro - Big white Mama

GIORNO 5

Sveglia ore 9.00, problemi logistici ci fanno fare una colazione a singhiozzi, dove cibo e stoviglie giungono una alla volta sulla tavola a intervalli di 15 minuti!

Terminata la colazione, arrivano le bevande per fare colazione. Che confusione.
Dopo questa simpatica parentesi, Diop (che in realtà si chiama Housseinou, Diop è il cognome!) ci accompagna al mercato, il più grande della regione, che si svolge ogni lunedì dalle 8 di mattina a un’ora imprecisata della sera. Sulla strada incontriamo decine di carretti stracarichi di “roba” non meglio definita, che verrà poi smerciata sui banchetti del delirio.
Colori, suoni, profumi, sapori intontiscono i nostri sensi, e da una cosciente esplorazione del territorio ci ritroviamo a vagabondare senza mèta apparente, seguendo il flusso generale.

Dopo un breve ma intenso approccio con lo spettacolo circostante, giungiamo al municipio per un incontro col sindaco e varie autorità locali.
Quando tutti i partecipanti hanno preso posto (operazione che richiede circa un’ora), la riunione è ufficialmente aperta dalla figura carismatica del sindaco, che ci ringrazia della nostra venuta e ci augura ogni bene possibile.
Breve parentesi concitata di una rappresentante del comitato femminile della città, in merito a un progetto che teoricamente aveva la precedenza, che viene “cortesemente” messa alla porta dall’assistente del sindaco.
La riunione prosegue senza ulteriori intoppi e, complice l’aiuto fondamentale di Diop nella traduzione in Wolof (lingua senegalese), si conclude con un successo trionfale, suggellato da un continuo stringersi di mani, scambi di sorrisi e foto ricordo.

È il momento del mercato!

Dati in custodia a Lamine, che non ci molla neanche per mezzo secondo, girovaghiamo in trance da shopping fino al ristorante del primo giorno, dove, stanchi, veniamo deliziati da pollo, cipolle, patate fritte e insalata fresca. Torniamo al mercato per poi uscirne verso il tardo pomeriggio.

Sosta alla base.
Recuperiamo parte delle energie per poi essere nuovamente scarrozzati da Diop verso casa sua, dopo un breve incontro con la gèndarmerie, che già il giorno precedente aveva multato il nostro accompagnatore per mancanza di cinture di sicurezza (6 euro di multa). Ripartiamo, Diop rigorosamente senza cintura e al cellulare. Giunti a destinazione, ci abbandoniamo ai piaceri del cibo che ci viene servito in quantità (sempre più buono, la cucina Diop vince sempre).

Torniamo a casa dopo un tazzone di caffè touba e ci corichiamo, stanchi e paghi della giornata piuttosto intensa.  

 Meckhè - Riunione con il sindaco (in verde)


Meckhè - Scorcio del mercato 

GIORNO 4

Giornata che si apre con un'amara sorpresa: niente colazione. a quanto pare, la Direttrice dell'istituto dove soggiorniamo ("Institute pour la Formation des Femmes") e Diop hanno avuto qualche incomprensione (ieri ci aspettavano per pranzo e cena ed eravamo fuori, stamattina invece dovevamo mangiare alla base e non c'era proprio nulla!). Soprasseduti all'imprevisto "alla Diop", ci dirigiamo in visita a un villaggio limitrofo a Meckhé, dove la povertà che non avevamo ancora conosciuto in città ci si presenta senza tanti complimenti. uniche note positive: i sorrisi dei bambini, indistruttibili, e un campo di Baobab che ricordano quanto l'essere umano debba darsi una regolata in fatto di manie di grandezza (ci stavamo comodi seduti dentro..!).

Dopo questa tappa necessaria nel nostro viaggio, ci aspetta un lauto pranzo in casa Diop!
al nostro arrivo, quasi come un formicaio tutto il parentado del nostro amico sciama fra le varie stanze della casa, intento esclusivamente a rendere il nostro soggiorno ulteriormente comodo. dopo le presentazioni col padre di Diop (uno dei sei Imam di Meckhé, importante personaggio della società locale) e sua madre (due volte più massiccia del marito, a completare un quadretto familiare di puro spettacolo), ci viene servito il pranzo con la ormai consueta calma degli africani: alle 3 e mezza del pomeriggio, tutti avevano riso e pesce (buonissimi!) che uscivano dalle orecchie. il resto del pomeriggio ci siamo concentrati sulla vita familiare, in questo caso la famiglia Diop, ottenendo un esclusivissimo servizio fotografico dell'Imam padrone di casa e delle scene di vita quotidiana.

Preserata in giro a fare provviste di acqua potabile e vettovaglie per la colazione, vani tentativi di mettersi in contatto con l'Italia minati dall' indisponibilità di internet, ed eccoci di ritorno la dove avevamo pranzato: questa volta, ad attenderci sotto il coperchio c'erano abbondante insalata, patatine e pesce fritto e successivamente grigliato: clamoroso. conclusione col "caffé touba " (caffé forte speziato a dovere) e col viaggio di ritorno a casa, sfiniti ancora una volta. unica pecca, manchiamo di poco un matrimonio che poteva rivelarsi un'esperienza interessante..e vabé.

dulcis in fundo, BUON NATALE!!

Villaggio nei pressi di Meckhè - Baobab




Meckhè - Natale con l'Imam 

GIORNO 3

La giornata comincia all'insegna dell'equitazione: al nostro arrivo in cortile Diop ci aspetta con due carretti trainati da cavalli molto molto esili. Carretti formati da tubi innocenti assemblati con le istruzioni del meccano, mix di ferro sagomato per fare i sedili e ruote prese da chissà quale autovettura. Se si guarda attentamente in giro se ne trovano anche con i cerchi in lega, ma sono delle rarità, oggetti di lusso.

Ci dedichiamo all'analisi dello stabile dove dovrà sorgere la biblioteca. Foto, filmati ripresi da destra e da sinistra, ma mancavano le riprese dall'alto: nessun problema. Giacomo e Lorenzo vengono dotati di una scala a pioli molto traballante e indirizzati verso un tetto. Rischiando un po', a causa del poco equilibrio e di un muro che intralciava la nostra scalata, riusciamo a salire. Armati di Fotocamere e Videocamera diventiamo immediatamente il bersaglio degli sguardi dei passanti. La voce si sparge e le persone nella strada sottostante aumentano, gli adulti incuriositi e i bambini in cerca di caramelle (tanga...) dispensate in maniera magistrale da Caterina e Melania. Scendiamo dal tetto con meno facilità di come ci siamo saliti e riportiamo anche qualche sbucciatura alle caviglie data la poca agilità di noi bianchi.

La mattinata finisce con un tour di alcune scuole, deserte causa vacanze di Natale, e della vecchia biblioteca ormai in disuso.

La giornata prosegue con lentenzza come del resto la vita della popolazione locale, incontriamo il direttore di una scuola elementare che ci racconta tutti gli aneddoti e tutte le mancanze della sua scuola, mostrandoci con incredibile fierezza l'aula da lui appena costruita con lamiere e legno, il tutto fissato con abbondante filo di ferro. Strano ma vero, essa dava un senso di stabilità maggiore rispetto al soffitto della scuola precedentemente visitata, la quale non si sa come facesse a stare in piedi.

L'integrazione cresce a passi da gigante, sia per l'avvenuta conoscenza del nostro progetto da parte della popolazione sia perche cosituiamo l'unica rappresentanza bianca in tutto Meckhé.

Meckhè - Taxi




Meckhè - Riprese dal tetto della futura biblioteca (sullo sfondo)

domenica 25 dicembre 2011

GIORNO 2

Apriamo gli occhi a Meckhè, svegliati da un vento all'apparenza freddo.
Colazione. Zaini. Macchine fotografiche. Videocamere e cavalletti. usciamo.
La nostra Chevrolet Spark, piccola ma nuova e con la carrozzeria ancora lucida, attira l'attenzione dei passanti mentre entriamo nel centro della cittadina. L'asfalto dura solo per poche centinaia di metri per poi cedere il passo alla terra e soprattutto alla molta sabbia.
Il pranzo al "Le St.Louisien Restaurant" dura giusto un oretta, le pietanze sono le solite, a volte il pollo a volte il pesce, a il riso è una costante. Buono.
L'imponente vice sindaco ci da il benvenuto e ci accompagna nei pressi del luogo dove la biblioteca dovrebbe nascere. Al momento al suo posto vive uno stabile abbandonato alla sporcizia, una discarica a cielo aperto, dove maiali e topi vanno a mangiare ciò che riescono a trovare! e dove le lische di pesce sono un habituè.
Il lavoro alla Biblioteca viene rimandato al giorno dopo causa poca batteria nelle macchine da ripresa.
Ci accorgiamo subito di come è il ritmo della vita e di come quest'ultimo scandisca le giornate, diminuiamo subito la velocità dei passi e ci cominciamo a confondere con la gente senegalese.
Date le camminate sotto il sole la sera non vediamo l'ora di dormire, le ragazze cucinano una cena buona ma non molto nutriente (zero carne e zero pesce), nemmeno il tempo di digerire che ci troviamo già a russare.

L'Africa è piena di sabbia...

Meckhè - l'asfalto è una sottile lingua che taglia il paesaggio in due.


Meckhè - Vicolo del centro della cittadina

sabato 24 dicembre 2011

GIORNO 1

Meritato riposo dopo l’odissea del giorno precedente, alle 12.00 ci siamo presentati nella hall dell’albergo, dove, dopo animata discussione riguardo al pagamento dell’albergo (una ladrata!!!) e delle bottiglie d’acqua più care dell’universo (7 euro per 3 bottiglie!) siamo stati prelevati da Diop.
Trapiantati a casa di suo fratello siamo stati allietati da un tardivo ma gustosissimo pranzo a base di riso, pesce e verdure stufate in abbondante salsa di pomodoro (thièboudieune).

Dopodichè,  Lorenzo e Jack si sono occupati dell’operazione affitto macchina (conclusasi dopo 4 ore di traffico e amici di amici di amici che sostenevano di possedere una macchina, per poi finire a rivolgerci ad un concessionario). Melania e Caterina si sono invece concentrate sull’esplorazione errabonda del luogo, concentratasi su pasticcerie e attori di strada.

L’arrivo a Meckhè è avvenuto alle 02.00 am, dopo un ingorgo mastodontico all’uscita da Dakar nel quale abbiamo però potuto ammirare il folklore locale, dove venditori ambulanti di OGNI genere allietavano l’attesa in coda, regolata da leggi valide solo nel Far West…

Finalmente arrivati, ora cominciano i giochi.

Dakar - vista albergo

Dakar - Preparazione del pesce per il Thièboudieune

venerdì 23 dicembre 2011

ARRIVO IN SENEGAL

Ore 1.30 am, il nostro Boeing 737 Air Algerie atterra a Dakar con un'ora e mezzo di ritardo in pieno stile africano.
Superato l'assalto dei venditori di qualunque genere di cose si possa vendere e soprattutto superata la "rustica bellezza" dell'aeroporto saliamo su un pulmino bianco (che di bianco ha ben poco) direzione albergo, dal nome non pervenuto.
Alle 3.00 am la fame viene placata grazie ad un vassoio di agnello alla brace con cipolle e pioggia di patatine, il tutto accompagnato da abbondante insalata.  (tutto buonissimo e molto unto, molto molto unto).
Ci addormentiamo stanchi, puzzolenti e con le mani che lasciano scie di olio sulle lenzuola, dato che non abbiamo usato le posate come da tradizione locale.

Inizia il Viaggio...

domenica 18 dicembre 2011

mercoledì 14 dicembre 2011

IL NOSTRO ATTUALE PROGETTO

Help and Birth ha già ottenuto la possibilità di finanziare un progetto in Senegal, nella città di Meckhe, in collaborazione con ASCOMI (Associazione per la Solidarietà e la Cooperazione dei Meckesi in Italia). Esso prevede la ristrutturazione di un edificio in modo da adibirlo a luogo culturale e di formazione per la popolazione locale, con una biblioteca capace di contenere più di 5.000 libri ed un centro informatico che possa consentire ai giovani e alle donne di acquisire maggiori conoscenze e di sviluppare le proprie competenze anche attraverso nuove tecnologie. Pensiamo che questo possa essere un piccolo passo per aumentare l’educazione, per facilitare la conoscenza di tutto ciò che accade nel mondo attraverso l’uso di internet, per creare aggregazione sociale di tutte le età. Una volta costruito, tale centro sarà a totale disposizione degli abitanti del luogo, e sarà mantenuto grazie all'impegno del comune di Meckhe, di ASCOMI e della nostra associazione, Help and Birth.

Per ulteriori info clicca qui

CHI SIAMO?

Chi Siamo?
Help and Birth è una Onlus (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale), nata a Firenze nel giugno 2011, grazie all'unione di alcuni studenti dell'interfacoltà Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale. “Questo è un Corso per chi si appassiona ai problemi della realizzazione individuale, del cambiamento collettivo, dei percorsi di convivenza non violenta, della collaborazione tra aree del pianeta”. E come è successo a noi: “se si inizia a studiare determinate tematiche e a fare esperienza di esse, diventa difficile non occuparsene.” Così è cominciato il nostro percorso, dopo appena un anno accademico eravamo già determinati a mettere in pratica i nostri studi.


Dove e Come Interveniamo?
Help and Birth opera nel Sud del Mondo.
La lotta alla povertà e il miglioramento delle condizioni di vita dei popoli più svantaggiati, sono le nostre priorità. Per fare ciò ci siamo ispirati al concetto di Sviluppo Integrato a Lungo Termine, rivisitandolo secondo ciò che ritenevamo fondamentale.
Ci poniamo come obbiettivo principale, infatti, la creazione di un modello di intervento mirato alla ricerca di zone in cui maggiormente sono richieste le nostre capacità. 

La nostra idea di Sviluppo Integrato a Lungo Termine

  • Sviluppo →  Creare i presupposti, che permettano alle popolazioni, di migliorare le proprie condizioni di vita in modo autonomo.
  • Integrato → Intendiamo, sia la multi-settorialità dei progetti che riguardano i più vasti ambiti, dall'Educazione alla Salute, dalla sicurezza Alimentare ai Diritti dell'Infanzia; sia la scelta delle aree di intervento più adatte attraverso l'attenzione alle richieste delle popolazioni locali.
  • A Lungo Termine → Progetti che mirano a continuare nel tempo attraverso la costante Cooperazione con le popolazioni, anche dopo la completa realizzazione.
Perché “Help and Birth”
Il nome stesso dell'associazione, cerca di esprimere questa filosofia di azione. Help sta per Aiuto, per Birth si intende la Nascita di un progetto di sviluppo che ha la straordinarietà di non essere fine a se stesso. Il simbolo delle radici sta proprio a significare l’insediamento in collaborazione con le popolazioni locali per conseguire ulteriori progetti.