giovedì 5 gennaio 2012

GIORNO 10

Una vera e propria colazione (all’Hotel du Palais, St. Louis): la prima come si deve da quando siamo sbarcati sul territorio africano. Giorni e giorni di latte solubile, nescafè e improbabili biscotti hanno scatenato una fame in grado di farci  mangiare qualcosa come 10 megapaste nel giro di venti secondi.
Risolto il problema del cibo, la nostra unica preoccupazione è stata quella di girare a zonzo e vedere quanto più possibile di questa città storica del Senegal.
Alla vista di alcune bici mezze disastrate fuori da un negozio di vestiti (nessun collegamento logico apparente) non abbiamo più avuto dubbi: affittiamo le bici.

La preparazione dei bolidi ha richiesto qualche minuto africano, dato che le gomme gonfie erano un lontano ricordo e sono stati riparati i freni di una delle bici con abbondante scotch di carta.
Così, in sella ai nostri destrieri metallici, abbiamo deciso di affrontare la caotica parte di città dove prende vita il famoso mercato del pesce, chiamato Guet-Ndar. A parte il vento che ricordava più la Bora di Trieste che la dolce brezza marittima del giorno precedente, la sabbia ha contribuito a renderci più chiara la situazione, pronosticandoci una giornata di arrancamenti attraverso le strade della città.
In più, il traffico disumano di carri, autobus, capre, bambini e chi più ne ha più ne metta ci hanno costretti a interrompere il nostro cammino e cercare un posto in cui lasciare al sicuro i nostri mezzi di trasporto.
Il negozio da cui avevamo affittato le biciclette 20 minuti prima, convinti di restituirle dopo 5 ore, si è rivelato il posto più adatto dove riporre quelle pessime idee.

Tornati a piedi al punto di partenza del tour, ovvero il mercato del pesce, ci siamo addentrati nel carnaio di animali vivi e morti ed esseri umani, uniti insieme dagli odori di pesce decisamente potenti, per uscirne stremati dopo circa tre ore a piedi.

Un pranzo ristoratore è proprio quello che ci vuole, così ci mettiamo a sedere in un delizioso ristorantino dell’Hydrobase arroccato sul mare, caratterizzato dal pavimento di sabbia, gazebi ricavati da canne e arbusti, e candele a creare un’accogliente atmosfera.
Peccato che il pesce che abbiamo ordinato sia arrivato due ore dopo il nostro arrivo, e così, anziché pranzare alle 5, abbiamo cenato alle 7.

Al nostro ritorno in centro i preparativi per la festa di fine anno si fanno via via più febbrili, e fiumi di gente si riversano per le strade per partecipare a “Le Fanal”, il festival di capodanno di St. Louis, con tanto di coloratissimi carri tradizionali.
In giro c’è una bolgia tremenda, e lo spiacevole inconveniente di sfacciatissimi borseggiatori che ci hanno costretti a rimanere perennemente all’erta ha ceduto il posto ai ben più pericolosi petardi, sparati rigorosamente ad altezza uomo: nulla da invidiare a Napoli. I fuochi d’artificio lanciati in mezzo a ignari gruppi di persone, intente a guardare i razzi che erano fortunatamente rivolti verso l’alto, creava il simpatico effetto di far saltare tutti d’improvviso come deficienti, noi compresi, sia per lo spavento delle deflagrazioni che per cercare di non tornarsene a casa con qualche ustione di terzo grado. Tutto molto pittoresco.

Il ritorno a casa alle ore 4 di mattina ci impone un riposo obbligatorio, a cui ci consegnamo senza riserve.

BUON ANNO!!


St.Louis - Pedalare è sempre affascinante


St.Louis - Scarico dei pescherecci

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